Lettera del Padre Provinciale per la solennità della B.V. Maria del Monte Carmelo Stampa
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Sabato 09 Luglio 2016 22:23

Carissimi Confratelli e Consorelle nel Carmelo, la Solennità della B.V. Maria del Monte Carmelo ci ricorda la comune vocazione e missione, consente di guardare alla Madonna, in questo tempo di grazia e di turbolenza, come la Madre che copre i suoi figli e tutto il popolo di Dio con il suo manto di tenerezza.

La prima antifona latina della Vergine Maria è Sub tuum presidium. "Noi preghiamo la Madonna che ci protegga, perché il posto più sicuro è sotto il suo manto. Lei è "la mamma che cura la Chiesa e la protegge. (Papa Francesco). Dobbiamo avere fiducia in Maria e permanere sotto la Sua protezione.


È la cosa più utile in questo tempo di "odio, in tempo di persecuzione, in tempo di turbolenza spirituale". Non è un caso che Papa Francesco richiami quest'immagine, che - in italiano - si chiama "Madonna della Misericordia". Quest'iconografia della Vergine, cara anche alla nostra tradizione, la rappresenta veramente come "madre della Chiesa", che tiene "sotto la sua protezione" ognuna delle membra del Corpo mistico del suo Figlio Gesù.

Maria viene invocata come “Mater misericordiae” e, nella stessa preghiera, le si rivolge la supplica: “illos tuos misericordes oculos ad nos converte”; “Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi”. Nella messa di apertura dell’anno giubilare in Piazza San Pietro, a lato dell’altare era esposta un’antica icona della Madre di Dio, venerata in un santuario dei greco-cattolici di Jaroslav, in Polonia, conosciuta come la “Porta della misericordia”. Maria è madre e porta di misericordia perché è stata la porta attraverso cui la misericordia di Dio, con Gesú, è entrata nel mondo, ed è ora la porta attraverso cui noi entriamo nella misericordia di Dio, che è la Trinità. Maria non è soltanto colei che ci ottiene misericordia, ma anche colei che ha ottenuto, per prima e più di tutti, misericordia.

Il titolo “piena di grazia” è sinonimo di “piena di misericordia”. Maria stessa, del resto, lo proclama nel Magnificat: “Ha guardato, dice, l’umiltà della sua serva”, 2 “si è ricordato della sua misericordia”; “la sua misericordia si estende di generazione in generazione”. Maria si sente beneficiaria della misericordia, la testimone privilegiata di essa. In lei la misericordia di Dio non si è attuata come perdono dei peccati, ma come trasparenza della grazia originale, della bellezza prima.

Dio ha fatto con lei, diceva santa Teresa di Gesú Bambino, quello che farebbe un bravo medico in tempo di epidemia. Egli va di casa in casa a curare coloro che hanno contratto il contagio; ma se ha una persona che gli sta particolarmente a cuore, come la sposa o la madre, farà in modo, se lo può, di non farle neppure prendere il contagio. E così ha fatto Dio, preservando Maria dal peccato originale per i meriti della passione del Figlio. “Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore. Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per essere Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia che si estende «di generazione in generazione» (Lc 1,50). Anche noi eravamo presenti in quelle parole profetiche della Vergine Maria. Questo ci sarà di conforto e di sostegno mentre attraverseremo la Porta Santa per sperimentare i frutti della misericordia divina… Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù” (Misericordiae vultus 24). Noi ricorriamo a Maria perché siamo fermamente certi che Ella può capire. Ricorriamo a Lei perché sa cosa significa conoscere l’amara esperienza di una vita. Ci sono prove che segnano la mente, il cuore, il corpo e Maria le ha conosciute. Ha conosciuto, per condizione e per scelta, lo stile dell’ultimo posto. Giovanni la presenta come piantata: “Stava presso la croce”, come se quello fosse il suo luogo abituale, il posto dell’appuntamento dove incontrare l’umanità, riuscendo così a stare nel cuore stesso del dolore, compiendo il pellegrinaggio più difficile: quello di andare oltre le ragioni della ragione, quello di chi, lasciandosi guidare dal cuore, ha abbracciato senza attendere il contraccambio e comprende senza pretendere.

Ecco il compito che il Figlio Gesù affida alla Madre sua e questo compito durerà finché sulla terra ci sarà qualcuno da amare, ma questo è anche il compito affidato a ciascuno di noi. Per questo quando il Figlio muore, sembra che manchi persino Dio: questo sente l’umanità del Figlio, mentre ricompare Colei che sembrava quasi allontanata, messa in fondo alla fila dei piccoli. Ora c’è: “Stava…”. Chi ha donato la vita a qualcuno, non gli chiederà mai conto di come l’ha spesa. Continuerà ad esserci, comunque. Ai piedi della croce resta l’amore, quello vero, l’unico frammento di umanità già salvata perché all’unisono col cuore di Dio. Amare quando tutti hanno smesso di farlo, come Dio, che continua a farlo proprio quando tutto attesta che non ne vale la pena. Ecco la misericordia: continuare ad amare quando tutti hanno smesso di farlo.

Carissimi Confratelli e Consorelle, lasciamo che questa esperienza di misericordia intrida la vita di ognuno di noi nell’esperienza della vita fraterna in comunità, nella vita della Provincia e nell’azione pastorale. Convinciamoci che “soltanto per compassione possiamo venire amati” (Madeleine Delbrel), che l’amore di Dio ci precede sempre e che all’origine di ciò che noi siamo c’è Lui: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato” (Ger. 1,5). Nella fraternità e nell’amicizia di sempre, formulo i migliori auguri per ognuno e per tutta la comunità provinciale.

Bari, 07 luglio 2016

P. Luigi Gaetani, OCD Provinciale

Ultimo aggiornamento Martedì 30 Agosto 2016 21:19