Una umanità forte e tenerissima Stampa
Giovedì 16 Giugno 2011 21:27

M
ons. Ruppi si è spento il 29 maggio 2011 con fede e discrezione, mettendo in evidenza, oltre ogni superficiale valutazione, i valori più profondi e caratterizzanti la sua persona.

La sua morte lascia un solco in coloro che lo hanno conosciuto perché  era impossibile incontrare Mons. Ruppi e non ritrovarsi, poi, con una traccia scavata dentro dalla sua accogliente umanità, dalle parole mai vuote della sua fede e dall’entusiasmo mai domo per le cose che era possibile fare.

 

La sua vita è stata come un grande ponte gettato tra la sponda della dimensione attiva - sociale e politica - e quella contemplativa della vita, sapendo pazientemente coniugare il ministero sacerdotale e l’impegno per la città degli uomini dentro coordinate mistico-politiche; suscitando, in tutti coloro che lo avvicinavano, percorsi di carità nella concretezza dell’accoglienza, nella mistica dello stupore, nella ricerca dell’impegno civico.

Di fronte a Mons. Ruppi è sempre stata difficile l’equidistanza, senza adulazione e senza pregiudizio. Ora, che il tempo aiuta a leggere con passioni attenuate il suo episcopato, ci si renderà conto di quanto l’imparzialità continuerà ad essere criterio fondamentale per una lettura libera della sua eredità, di quelle scelte che lo hanno portato ad osare, testimoniando una Chiesa capace di abitare le frontiere della profezia e della solidarietà, della modernità e della nuova evangelizzazione.

La vita di Mons. Ruppi si è intrecciata in profondità con il mondo della comunicazione. Aveva un’idea chiara sull’insostenibilità dell’adattamento della comunicazione, mentre sosteneva percorsi nuovi e forme credibili  di comunicazione per continuare a parlare con la gente. Per lui la comunicazione era cultura dell’umanesimo e consisteva in un modo di stare nel mondo, promuovendo un rapporto di cura nei confronti di tutto ciò che era umano, coltivando la relazionalità positiva, educando a prendere posizione e ad avere una identità.

 

Se la sua capacità di comunicazione e di cura relazionale sono state enormi, ancor più grande è stata la sua capacità di comunicare una vita intrisa di fede cristiana vissuta nella vita ordinaria. Mons. Ruppi lascia il ricordo di un vescovo che prega, che affronta i drammi delle storie degli uomini del nostro tempo con il rosario tra le mani, che crede profondamente nella forza trasformatrice della preghiera.

Tra le conseguenze di questa forza della sua vita spirituale è giusto ricordare la sua estraneità alla strumentalizzazione politica. Mons. Ruppi parlava con tutti i politici, ma gli stavano a cuore la giustizia sociale e il primato della persona, soprattutto i poveri e i senza tetto, i migranti e le donne ridotte a merce di scambio, violate nella loro dignità e nei loro sogni. Con la sua umanità, così carica di calore e di prossimità, rivelava la bellezza e la vivacità del suo mondo interiore, mettendo in luce una spiritualità incarnata capace di testimoniare, nell’oggi della storia, una fede cristiana fondata sull’amore e la compagnia, sulla cura dell’altro e la sua promozione, sullo svelamento della misura alta della vita di ogni persona.

Il ricordo di Mons. Ruppi, infine, è il ricordo di un uomo che ha amato la Chiesa con senso di figliolanza, con delicatezza estrema, fino alle lacrime, vivendo poveramente, nascondendo la sua umiltà con pudore, ma donando la sua amicizia con gratuità.

A quest’uomo del Mezzogiorno d’Italia, che ha amato senza riserve la sua gente, il nostro grazie.

 

P. Luigi Gaetani, OCD

Ultimo aggiornamento Giovedì 16 Giugno 2011 21:53